Perché il recruiter è visto come un nemico? 🤔
- Ufficio Marketing
- 11 minuti fa
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Una figura spesso percepita come poco trasparente, poco preparata o addirittura come un ostacolo. È una narrazione che nasce da frustrazioni reali: processi di selezione inefficaci, ghosting, e mancanza di comunicazione.
Ma fermiamoci un attimo.
È giusto attribuire tutte le colpe ai recruiter? O c'è qualcosa di più complesso dietro questa percezione?
Il paradosso del recruiter
I recruiter hanno un compito cruciale: creare il match perfetto tra azienda e candidato. È un equilibrio delicato che richiede competenze avanzate: comprensione dei valori aziendali, empatia e capacità di ascolto.
Nonostante ciò, la loro immagine soffre di pregiudizi diffusi. Uno studio di Talent Works ha rilevato che il 65% dei candidati si sente ignorato durante i processi di selezione, e questa mancanza di comunicazione contribuisce alla percezione negativa.
Dall'altra parte, il recruiter si trova spesso schiacciato tra le esigenze (a volte irrealistiche) delle aziende e le aspettative dei candidati.
Dietro le quinte del recruiting
Sapevate che il lavoro di un recruiter non è solo leggere CV e fare interviste? Non tutti sanno che il successo di un recruiter dipende proprio dalla costruzione di relazioni win-win: il candidato giusto nel posto giusto crea valore per entrambe le parti (candidati e aziende). E' quindi giunto il momento di vedere questa figura sotto una luce diversa.
Aspettative irrealistiche dalle aziende: Spesso le aziende cercano "unicorni professionali" (profili con competenze estreme e difficili da trovare), creando un divario tra ciò che è richiesto e ciò che il mercato offre.
Innovazione e apprendimento continuo: I recruiter lavorano in un ambiente in rapido cambiamento, dovendo aggiornarsi costantemente su nuove tecnologie, strumenti di intelligenza artificiale e tendenze del mercato.
Il peso delle relazioni umane: Ogni selezione porta con sé carichi emotivi, perché non si tratta solo di competenze tecniche, ma anche di vite, speranze e sogni da gestire con empatia.
Confutiamo i pregiudizi più comuni
"I recruiter sono poco preparati." Non è vero. Per fare questo lavoro servono competenze specifiche che vanno dall'ascolto attivo alla conoscenza approfondita dei mercati del lavoro. Secondo LinkedIn Talent Solutions, il 62% dei recruiter ritiene fondamentale sviluppare competenze tecnologiche avanzate per affrontare la selezione moderna
"Sono solo mercenari." In un mondo lavorativo sempre più basato su AI e Big Data, i recruiter devono aggiornarsi costantemente, integrando tecnologia e sensibilità umana. Il recruiter non è un venditore senza scrupoli, è invece una figura che opera per trovare il punto d’incontro tra le esigenze dell’azienda e le aspirazioni del candidato. È un lavoro che, se fatto bene, crea valore per tutte le parti coinvolte.
"Non rispondono mai." Il cosiddetto ghosting è una critica frequente. Tuttavia, molte volte non dipende dalla volontà del recruiter, ma da processi aziendali lenti o cambiamenti interni improvvisi. Inoltre, il ghosting è diventato purtroppo bidirezionale: anche i candidati, in alcuni casi, abbandonano il processo di selezione senza preavviso, segnalando una generale crisi di comunicazione.
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🤝Il ruolo del recruiter nel costruire fiducia
Il recruiter è spesso il primo punto di contatto tra un candidato e l’azienda. È qui che si gioca una parte importante della employer branding. Secondo un articolo di In-Recruiting, i recruiter migliori sono coloro che riescono a trasmettere i valori dell’azienda in modo chiaro e coerente, instaurando un rapporto di fiducia. Parlare di valori aziendali non è più un "lusso" ma un elemento indispensabile per attrarre i migliori talenti.
Un appello per il futuro del recruiting
Candidati e recruiter hanno una responsabilità reciproca: costruire processi di selezione più trasparenti e umani. Questo richiede:
Empatia e ascolto attivo. Non si tratta solo di leggere CV, ma di capire la persona dietro il documento.
Feedback costruttivo. Anche un rifiuto può essere gestito con rispetto, offrendo suggerimenti utili al candidato.
Maggiore comunicazione reciproca. I candidati devono sentirsi liberi di porre domande e chiarire le proprie aspettative, mentre i recruiter devono essere più chiari sui tempi e sulle fasi del processo.
E voi? Quali sono le vostre esperienze con i processi di selezione? Cosa funziona e cosa potrebbe essere migliorato?
Scrivete nei commenti: le vostre idee potrebbero contribuire a rendere il mondo del recruiting un luogo più umano e rispettoso per tutti e, nel nostro piccolo, ad aiutarci a migliorare i nostri processi interni e ad erogare un servizio ancor più in linea con le vostre esigenze e aspettative.
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