top of page

Perché il recruiter è visto come un nemico? 🤔




Una figura spesso percepita come poco trasparente, poco preparata o addirittura come un ostacolo. È una narrazione che nasce da frustrazioni reali: processi di selezione inefficaci, ghosting, e mancanza di comunicazione.

Ma fermiamoci un attimo.

È giusto attribuire tutte le colpe ai recruiter? O c'è qualcosa di più complesso dietro questa percezione?


Il paradosso del recruiter


I recruiter hanno un compito cruciale: creare il match perfetto tra azienda e candidato. È un equilibrio delicato che richiede competenze avanzate: comprensione dei valori aziendali, empatia e capacità di ascolto.

Nonostante ciò, la loro immagine soffre di pregiudizi diffusi. Uno studio di Talent Works ha rilevato che il 65% dei candidati si sente ignorato durante i processi di selezione, e questa mancanza di comunicazione contribuisce alla percezione negativa.

Dall'altra parte, il recruiter si trova spesso schiacciato tra le esigenze (a volte irrealistiche) delle aziende e le aspettative dei candidati​.


Dietro le quinte del recruiting


Sapevate che il lavoro di un recruiter non è solo leggere CV e fare interviste? Non tutti sanno che il successo di un recruiter dipende proprio dalla costruzione di relazioni win-win: il candidato giusto nel posto giusto crea valore per entrambe le parti (candidati e aziende)​. E' quindi giunto il momento di vedere questa figura sotto una luce diversa.


  1. Aspettative irrealistiche dalle aziende: Spesso le aziende cercano "unicorni professionali" (profili con competenze estreme e difficili da trovare), creando un divario tra ciò che è richiesto e ciò che il mercato offre.


  2. Innovazione e apprendimento continuo: I recruiter lavorano in un ambiente in rapido cambiamento, dovendo aggiornarsi costantemente su nuove tecnologie, strumenti di intelligenza artificiale e tendenze del mercato​.


  3. Il peso delle relazioni umane: Ogni selezione porta con sé carichi emotivi, perché non si tratta solo di competenze tecniche, ma anche di vite, speranze e sogni da gestire con empatia.


Confutiamo i pregiudizi più comuni


  1. "I recruiter sono poco preparati." Non è vero. Per fare questo lavoro servono competenze specifiche che vanno dall'ascolto attivo alla conoscenza approfondita dei mercati del lavoro. Secondo LinkedIn Talent Solutions, il 62% dei recruiter ritiene fondamentale sviluppare competenze tecnologiche avanzate per affrontare la selezione moderna​


  2. "Sono solo mercenari." In un mondo lavorativo sempre più basato su AI e Big Data, i recruiter devono aggiornarsi costantemente, integrando tecnologia e sensibilità umana.​ Il recruiter non è un venditore senza scrupoli, è invece una figura che opera per trovare il punto d’incontro tra le esigenze dell’azienda e le aspirazioni del candidato. È un lavoro che, se fatto bene, crea valore per tutte le parti coinvolte.​


  3. "Non rispondono mai." Il cosiddetto ghosting è una critica frequente. Tuttavia, molte volte non dipende dalla volontà del recruiter, ma da processi aziendali lenti o cambiamenti interni improvvisi. Inoltre, il ghosting è diventato purtroppo bidirezionale: anche i candidati, in alcuni casi, abbandonano il processo di selezione senza preavviso, segnalando una generale crisi di comunicazione​.

    .


🤝Il ruolo del recruiter nel costruire fiducia


Il recruiter è spesso il primo punto di contatto tra un candidato e l’azienda. È qui che si gioca una parte importante della employer branding. Secondo un articolo di In-Recruiting, i recruiter migliori sono coloro che riescono a trasmettere i valori dell’azienda in modo chiaro e coerente, instaurando un rapporto di fiducia. Parlare di valori aziendali non è più un "lusso" ma un elemento indispensabile per attrarre i migliori talenti.


Un appello per il futuro del recruiting


Candidati e recruiter hanno una responsabilità reciproca: costruire processi di selezione più trasparenti e umani. Questo richiede:

  • Empatia e ascolto attivo. Non si tratta solo di leggere CV, ma di capire la persona dietro il documento.

  • Feedback costruttivo. Anche un rifiuto può essere gestito con rispetto, offrendo suggerimenti utili al candidato.

  • Maggiore comunicazione reciproca. I candidati devono sentirsi liberi di porre domande e chiarire le proprie aspettative, mentre i recruiter devono essere più chiari sui tempi e sulle fasi del processo.


E voi? Quali sono le vostre esperienze con i processi di selezione? Cosa funziona e cosa potrebbe essere migliorato?

Scrivete nei commenti: le vostre idee potrebbero contribuire a rendere il mondo del recruiting un luogo più umano e rispettoso per tutti e, nel nostro piccolo, ad aiutarci a migliorare i nostri processi interni e ad erogare un servizio ancor più in linea con le vostre esigenze e aspettative.





Se ti è piaciuto questo articolo e hai bisogno di un supporto specializzato contattaci, il nostro team commerciale è a tua disposizione per provare a studiare insieme a te un modello di recruiting in linea con le tue necessità e la tua cultura aziendale.


Comentários


CONTATTI

TORINO (TO), 10128

Via Pastrengo, 22​​​


Ufficio:  011. 197.12.606 (r.a)

Fax: 011. 24.78.013

sales@aebassociati.it

ORARI

Da lunedì a venerdì

09:00 -13:00

14:00 - 18:00

  • LinkedIn
  • Facebook
AUTORIZZAZIONE PERMANENTE MINISTERO DEL LAVORO
ministero del lavoro
A&B ASSOCIATI S.r.l. è iscritta all'Albo delle Agenzie per il Lavoro –  Sezione IV Ricerca & Selezione – Aut. Min. Lavoro e Politiche Sociali Dlgs 276/2003 Prot. 39/0003472 - Autorizzazione all'Esercizio a Tempo Indeterminato dell' Attività di Ricerca e Selezione del Personale emessa dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

A&B ASSOCIATI SRL  |  Via Pastrengo, 22 10128 Torino (TO)  |  p. iva 06195820011

Privacy & Cookies | Codice etico

bottom of page