Meno soldi, meno crescita: l’effetto domino dei bassi salari in Italia
- Ufficio HR
- 25 mar
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Negli ultimi trent'anni, l'Italia ha assistito a una preoccupante diminuzione dei salari reali, una tendenza che la distingue negativamente nel panorama europeo.
Secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), tra il 1990 e il 2020, i salari reali italiani sono calati del 2,9%, rendendo l'Italia l'unico paese dell'Unione Europea a registrare una contrazione in questo periodo. Questo trend viene evidenziato anche dal Rapporto mondiale sui salari dell'Ilo pubblicato in questi giorni, dove leggiamo che salari reali in Italia sono inferiori di 8,7 punti rispetto a quelli del 2008.
L'Italia si distingue, si legge, per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo con salari reali inferiori a quelli del 2008. La crescita dei salari reali che si è determinata nel 2024 non è stata sufficiente a compensare le perdite salariali subite durante il periodo di alta inflazione. È il risultato peggiore di tutti i Paesi del G20.
Nel frattempo, l’inflazione ha eroso ulteriormente i redditi, con un picco nel 2022 che ha portato i prezzi a livelli record, colpendo soprattutto le fasce più deboli.
Confronto internazionale: l'Italia in ritardo
Tra il 2008 e il 2022, mentre la Germania ha registrato una crescita salariale del 12% e l'Ungheria addirittura del 72%, l'Italia ha subito una contrazione del 12%, superata in negativo solo dalla Spagna con un calo del 6%. Questa stagnazione si traduce in un impoverimento del nostro potere d'acquisto: ad esempio, se nel 2013 un lavoratore italiano e uno tedesco guadagnavano entrambi 1.000 euro al mese, oggi il lavoratore tedesco percepirebbe circa 1.350 euro, mentre quello italiano circa 1.150 euro.
In termini di potere d'acquisto, il lavoratore tedesco avrebbe un aumento di quasi il 6%, mentre quello italiano subirebbe una diminuzione di oltre il 4%.
Cause del declino salariale: produttività e investimenti
Una delle principali cause di questa tendenza è la scarsa crescita della produttività del lavoro.
Negli ultimi vent'anni, la produttività in Italia è aumentata poco, influenzando negativamente la crescita dei salari reali.
Dal 1991 al 2022, i salari reali in Italia sono aumentati solo dell'1%, a fronte di una crescita media del 32,5% nell'area OCSE. Questa discrepanza è strettamente legata alla bassa crescita della produttività nel Paese.
Inoltre, l'erosione dei margini di profitto delle imprese ha scoraggiato gli investimenti, indebolendo ulteriormente la crescita economica.
Dall'inizio degli anni 2000, l'incremento delle retribuzioni ha aumentato la quota del valore aggiunto destinata al lavoro, raggiungendo nel settore manifatturiero il 74,3% nel 2014, un livello simile ai picchi storici degli anni '70.
Conseguenze sociali ed economiche
Il calo dei salari reali ha avuto ripercussioni significative sul potere d'acquisto delle famiglie italiane, aumentando il rischio di povertà e riducendo la capacità di spesa. Questa situazione ha contribuito a una stagnazione economica, con una domanda interna debole e una crescita limitata.
Come evidenziato da Tommaso Monacelli, professore di Macroeconomia all'Università Bocconi di Milano, i bassi salari sono indicativi di un malessere profondo dell'economia italiana.
Il declino dei salari reali in Italia non è un fenomeno isolato, ma il risultato di decenni di stagnazione economica, produttività in calo e riforme del lavoro insufficienti.
Le aziende faticano ad aumentare i salari a causa della pressione fiscale, tra le più alte d’Europa, e di un mercato del lavoro sempre più precario. Secondo l’ISTAT, oltre il 30% dei contratti è a tempo determinato, mentre la percentuale di lavoratori poveri è passata dal 10% al 13% nell’ultimo decennio.
La vera sfida per il governo e le imprese sarà invertire questa tendenza. Politiche di crescita, incentivi per l’innovazione e investimenti nella formazione potrebbero essere le chiavi per rilanciare i salari e ridurre il divario con il resto d’Europa.
Senza interventi strutturali, l’Italia rischia di rimanere intrappolata in un circolo vizioso di bassa crescita, bassi stipendi e scarsa competitività.
La domanda che resta aperta è: chi si farà carico di questa sfida e con quali strumenti? Il tempo per agire si sta esaurendo.
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